Nella struttura residenziale: rapporti con famiglie e volontari

Quali sono i miei rapporti con le famiglie e con i volontari?

Da ormai 13 anni sono la coordinatrice della struttura residenziale di Torri di Mezzano (RA) per persone con disabilità cognitiva e multipla.

In un mio precedente articolo ho già parlato della mia esperienza professionale e di vita nella struttura residenziale e in un altro articolo degli strumenti educativi messi in campo e dei punti di criticità e debolezza delle equipe multifunzionali.

In questo articolo vorrei invece affrontare questi aspetti fondamentali della mia esperienza, la gestione dei rapporti con:

  • le famiglie
  • gli amministratori di sostegno
  • i volontari

 

Rapporti con famiglie e/o amministratori di sostegno

Prima di spiegare quali sono i miei rapporti professionali come coordinatrice della struttura residenziale con queste figure è necessario però ricordare chi sono gli amministratori di sostegno e il loro ruolo.

Si tratta di figure introdotte con la Legge n. 6 del 9 gennaio 2004 e il cui ruolo è disciplinato nel codice civile dagli art. 404 e seguenti e che rappresentano una misura di protezione a tutela di chi, per infermità o menomazione fisica o psichica non riesca, anche solo temporaneamente, a curare i propri interessi.

 

Il mio ruolo di mediatore nei rapporti con le famiglie e amministratori di sostegno

Sono la principale mediatrice con famiglie e/o amministratori di sostegno.

Raccolgo quindi aspettative, desideri, speranze e frustrazioni dei care givers.

Oltre a vedere le famiglie e/o amministratori di sostegno diverse volte l’anno, per:

  • condivisione del PEI (in presenza anche degli assistenti sociali)
  • PAS (Piano Annuale di  Struttura)
  • occasioni ludico/gastronomiche.

i contatti telefonici con loro sono all’ordine del giorno e rispettano una frequenza diversificata a seconda delle esigenze del residente e di quelle formali richieste dall’accreditamento come ad esempio:

  • liberatorie
  • questionari di gradimento

Spesso le telefonate servono a rispiegare i criteri tecnici che portano l’equipe della struttura residenziale a fare determinate scelte di intervento e/o a tranquillizzare genitori preoccupati.

E’ importante che la famiglia continui a sentirsi coinvolta nella cura della persona disabile anche dopo aver fatto la scelta di affidare il congiunto ai servizi.

 

Altre responsabilità

Rispondo anche dell’impiego di piccole risorse personali dei residenti della struttura residenziale, mantenendo aggiornate le registrazioni dei flussi di cassa.

Insieme alle infermiere risolvo problemi di approvvigionamento di alcuni farmaci, che negli ultimi anni sono diventati a pagamento e che pongono problemi di reperimento e spesa per i residenti.

 

Rapporti con i volontari

Ad oggi vantiamo nella struttura residenziale una ventina di volontari che intersecano la nostra esperienza, ognuno con i propri desideri e le proprie competenze.

Per noi ogni volontario è un nostro ambasciatore sul territorio.

E’ quindi importante che venga accolto calorosamente dall’equipe, dai residenti e che venga messo in grado di comprendere i principi che guidano alcuni interventi educativi di cui sono testimoni.

Sono annualmente invitati alla presentazione del Piano Annuale di Struttura (PAS) e vengono regolarmente contattati telefonicamente anche solo per un saluto.

 

Collaborazione stretta con il referente di struttura

Se posso adempiere a quanto sopra indicato è perchè l’organigramma prevede una referente di struttura e un referente di turno (educatore) della struttura residenziale, che vigilano quotidianamente sull’attuazione della routine creata per ogni singolo residente.

La Referente di struttura è quella persona che si occupa in particolare di: 

  • bisogni alberghieri
  • rapporti con i fornitori
  • turni
  • ferie
  • sostituzioni degli operatori,

ma che può anche sostituirmi in caso di assenza.

 

 

Vuoi saperne di più su come anche la tua struttura residenziale
possa beneficiare del metodo del Coach Familiare?

Contattaci