Il fenomeno dello stalking e l’assistenza alle vittime

Lo stalking e “l’amore malato”

Legato al concetto di “amore malato”, troviamo un altro fenomeno molto diffuso, lo stalking, la cui definizione è:

Azione di chi molesta ossessivamente una persona con pedinamenti, appostamenti, telefonate o altre intrusioni nella vita privata

La spaventosa sensazione di avere una spettatore indesiderato, gli occhi di una persona puntati, che troppo spesso non resta in una posizione passiva trasformando, dunque, l’osservazione morbosa e petulante in gesti pericolosi.

 

Quante e quali sono le categorie di stalking?   

Secondo gli studi della “Sezione Atti persecutori del Reparto Analisi Criminologiche dei Carabinieri”, gli stalker potrebbero inquadrarsi (a stretti, pragmatici fini di polizia) in cinque tipologie:

  • “Risentito”, caratterizzato da rancori per traumi affettivi ricevuti da altri a suo avviso ingiustamente (tipicamente un ex-partner di una relazione sentimentale);
  • “Bisognoso d’affetto”, desideroso di convertire a relazione sentimentale un ordinario rapporto della quotidianità; insiste e fa pressione nella convinzione che prima o poi l’oggetto delle sue attenzioni si convincerà;
  • “Corteggiatore incompetente”, che opera stalking in genere di breve durata, risulta opprimente e invadente principalmente per “ignoranza” delle modalità relazionali, dunque arreca un fastidio praticamente preterintenzionale;
  • “Respinto”, rifiutato dalla vittima, caratterizzato dal voler contemporaneamente vendicarsi dell’affronto costituito dal rifiuto e insieme riprovare ad allestire una relazione con la vittima stessa;
  • “Predatore”, il cui obiettivo è di natura essenzialmente sessuale, trae eccitazione dal riferire le sue mire a vittime, che può rendere oggetto di caccia.

 

 

Il reato di stalking

Questo tipo di condotta è considerata reato e punibile penalmente in Italia.

I comportamenti tipici dello stalking configurano il reato di “atti persecutori” (art. 612-bis c.p.), introdotto con il D.L. 23 febbraio 2009, n. 11 (decreto Maroni) Convertito in legge con modifiche dalla legge 23 aprile 2009, n. 38.

La norma introduce nel codice penale l’articolo 612-bis, rubricato “atti persecutori” che al comma 1 recita:

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita

Ad oggi purtroppo, non sempre denunciare risulta la soluzione migliore.

Molte vittime, soprattutto donne, non essendo adeguatamente tutelate dopo aver fatto richiesta di aiuto, sono state uccise.

 

Aiutare, rieducare e assistere le vittime e gli autori delle violenze

Il ruolo dei professionisti e dei Coach Familari può quindi risultare fondamentale, in quanto hanno il compito  di aiutare la vittima a rivedere un trauma e coglierne il filo conduttore, attraverso tecniche di empowerment, quindi aiutando queste persone a potenziare le loro  capacità di resilienza al problema.

E’ importante infatti non incorrere in quella che viene definita “Violenza istituzionale”, che trova espressione nella cecità dell’abuso e che sfocia in atteggiamenti colpevolizzanti da parte delle vittime in questione.

Questo vuol dire, ad esempio, minimizzare determinati episodi o non credere da subito alle parole delle vittime.

Seguendo i dati statistici, le donne stalker spesso e volentieri cercano altre donne, mentre gli uomini lo fanno solo con donne.

Oltre alle strutture per le vittime, ci dovrebbero essere anche strutture per gli autori di violenza, adibite alla rieducazione e al sostegno psicologico di questi ultimi, anche attraverso il reinserimento nell’ambiente lavorativo.

E’ necessario proiettarli in un percorso guidato che possa aiutarli ad acquisire una prospettiva di vita diversa e magari farli entrare in una visione differente dell’amore, inteso non come attaccamento egoista e morboso, ma come legame basato su valori importanti quali fiducia e rispetto.

Il percorso è però ancora molto lungo, considerando che ancora oggi, molte vittime non denunciano i loro stalker, rendendo impossibile qualsiasi azione di supporto.

 

 

 

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