Empowerment e Coach Familiare

 L’empowerment e il Coach Familiare: quali obiettivi?

L’empowerment  è uno degli obiettivi che spesso si mira a sviluppare durante il coach familiare, durante il quale si lavora sull’individuo e la sua famiglia per incrementare le proprie potenzialità, con lo scopo di facilitarne l’autosufficienza.

L’empowerment rappresenta, quindi, un obiettivo fondamentale per fornire a ciascun individuo e, in particolare, a chi si trova in una condizione di reale o potenziale svantaggio e discriminazione, tutte le risorse necessarie e sufficienti a fronteggiare tali sfide, al fine di innalzare il livello di qualità della vita, partecipazione e cittadinanza attiva.

Il metodo del Coach Familiare mira a sviluppare le autonomie delle persone più svantaggiate, e questo avviene attraverso lo sviluppo di un piano costruito “ad hoc” per una determinata famiglia.

 

Cos’è l’empowerment e come il Coach Familiare può potenziarlo?

L’empowerment è un processo attraverso il quale le persone acquisiscono consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie decisioni e comportamenti, sia nei rapporti personali che sul contesto ambientale. Nell’ambito degli studi legati alla Psicologia di Comunità, è stato rapidamente adottato e impiegato in altri settori quali: settore aziendale, educativo e clinico.

Secondo le definizioni degli studiosi D. Rappaport e M. A. Zimmerman, l’empowerment è un processo che mette gli individui nella condizione di accrescere le capacità, di controllare attivamente la propria vita e include tre  dimensioni, intrecciate tra loro, ovvero il livello:

  1. individuale
  2. sociale
  3. politico o di comunità

La dimensione individuale dell’empowerment è legata al concetto di sé, cioè all’insieme delle componenti personali che ci definiscono (interessi, passioni, valori).

Quando ci troviamo in una situazione critica, le dinamiche personali che entrano in campo sono:

  • l’autostima, ovvero la connotazione che la persona associa all’idea di sé.
  • l’autoefficacia, la consapevolezza di essere capace di controllare specifiche situazioni ed eventi.
  • Il locus of control, che coincide con ciò che la persona percepisce come più o meno influenzato dalle proprie decisioni.
  • Il coping, ovvero l’insieme dei meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress.
  • La prefigurazione del futuro, ovvero la prospettiva di vita che ognuno costruisce per sé e la propria famiglia

Due degli aspetti su cui più ci si concentra in percorsi di coach familiare sono il locus of control e la prefigurazione del futuro.

 

Il locus of control

Il “locus of control” è la tendenza ad attribuire le cause degli eventi all’interno (es.: è colpa mia, oppure è merito mio di quello che è successo) o all’esterno (è colpa degli altri, è merito degli altri).

E’ un aspetto fondamentale nell’empowerment, in base al fatto che noi lo associamo all’esterno o all’interno cambia la prospettiva di vita.

Ognuno di noi ha tendenzialmente una modalità tipica di locus of control, fermo restando la possibilità di cambiarlo a seconda degli avvenimenti e delle diverse situazioni.

Se si crede di avere un’influenza sui propri risultati, si ha più potere per ottenere ciò che si vuole o ci si arriva più energicamente per cambiare la situazione per raggiungere l’obiettivo desiderato, se al contrario si crede che tutto ciò che accade dipenda dall’esterno e che quindi noi non abbiamo un minimo di influenza, la motivazione alla base dell’azione sarà debole ed il risultato scarso.

Pertanto quando si va a lavorare con delle famiglie va posta molta attenzione anche al tipo di locus of control a cui fanno affidamento.

Sicuramente una famiglia con un locus of control interno avrà più possibilità di riuscita e di portare a termine un determinato risultato rispetto a chi crede che tutto ciò che accade avviene per volontà altrui.

 

La prefigurazione del futuro

Perché si parla di empowerment associato alla disabilità?

Come detto in precedenza, se noi attuassimo un piano ad hoc per una persona la prima cosa da tenere in considerazione sono i suoi bisogni ma anche i suoi desideri, ovvero la sua prefigurazione del futuro.

La prefigurazione del futuro spesso è una delle caratteristiche mancanti nella gestione della disabilità; ci si trova in un eterno presente, senza prospettive future, senza aspirazioni se non quella che le cose non peggiorino.

La persona con disabilità viene messa al centro con tutte le sue caratteristiche, potenzialità, desideri e aspirazioni, tenendo presente che in un futuro questa persona potrà ritrovarsi senza genitori o caregiver, e da lì partire per iniziare a pianificare.

Tutto ciò avviene attraverso un percorso di coach familiare in cui si individuano e concordano con la famiglia obiettivi misurabili e raggiungibili al fine di ottenere dei risultati soddisfacenti per l’autonomia della persona. E che possano portare verso un futuro meno minaccioso.

 

 

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