Comportamenti problema: come comprenderli e gestirli

Cosa sono i comportamenti problema?

I comportamenti problema, come tutti i tipi di comportamento, rappresentano il modo in cui l’essere umano risponde agli stimoli presenti nel suo ambiente materiale o relazionale/sociale.

Si parla di comportamenti problema qualora la risposta dell’individuo si costituisce di azioni che mettono in pericolo sè stesso e gli altri, ostacolano l’apprendimento e/o la vita sociale dell’individuo e della famiglia.

 

Osservare il comportamento

Esistono un’infinità di comportamenti problema alcuni più facilmente identificabili nella loro funzione ed altri più compressi o mascherati.

Per comprendere i comportamenti problema è necessario:

  • Distinguere i comportamenti problema dai problemi sensoriali;
  • Effettuare l’analisi funzionale (A,B,C) del comportamento.

Un problema sensoriale di fatti sarà trattato in maniera differente da un comportamento che tende a una funzione.

Ad esempio: se un ambiente risulta insopportabile e scatena delle crisi perchè troppo rumoroso, si potranno utilizzare delle cuffie o dei tappi alle orecchie, ma non si andrà ad intervenire sul comportamento.

Tuttavia risulta molto utile anche al fine di identificare problemi sensoriali l’utilizzo dell’analisi funzionale.

L’analisi funzionale permette di osservare il comportamento in maniera oggettiva.

L’analisi funzionale si basa sull’osservazione di tre momenti:

  • Antecedenti: cosa succede immediatamente prima del comportamento?
  • Conseguenze: cosa accade immediatamente dopo il manifestarsi del comportamento?

 

Comprendere la funzione del comportamento

La comprensione dell’origine dei comportamenti problema è alla base della sua estinzione.

Molti comportamenti problematici di fatti hanno una funzione richiestiva per l’individuo e tendono dunque ad essere rinforzati inconsapevolmente se non se ne conosce l’origine.

Al fine di eliminare il comportamento problema è necessario:

  • Comprendere la funzione di quel comportamento per l’individuo;
  • Non rinforzare mai il comportamento problema;
  • Lavorare sui motivatori per rinforzare comportamenti che portino alla stessa funzione cui tende l’individuo ma appropriati;
  • Essere coerenti nel rinforzare e motivare.

Un esempio di ciò potrebbe essere:

  • Luca urla ogni volta che nelle ore dei pasti entra in cucina e non è pronta la cena;
  • Non dare mai a Luca la cena come rinforzo successivo alle grida;
  • Studiare rinforzi fortemente motivanti per Luca; ad esempio, si potrebbe far usare il tablet (se è per lui un oggetto motivante) a Luca nel mentre che sta seduto ad aspettare il pasto.

 

Risolvere un comportamento problema

Una volta compreso il comportamento problema è possibile modificarlo, rinforzando i comportamenti appropriati che portano alla medesima funzione.

Fare ciò non è assolutamente facile, alcuni comportamenti di fatti sono molto complessi e rinforzati da anni anche in maniera meno palese.

Una volta compreso il comportamento è necessario essere il più possibile coerenti trattando il comportamento in maniera univoca.

Per modificare un comportamento problema risulta fondamentale:

  • Rinforzare i comportamenti adeguati con dei motivatori;
  • Non rinforzare mai il comportamento problema;
  • Essere coerenti.

Tornando all’esempio precedente di Luca:

  • Al fine di incrementare la funzione rinforzante dello strumento (tablet), questo non deve essere sempre accessibile a Luca ma gli sarà fornito solo a seguito del comportamento corretto;
  • Tutte le figure professionali e familiari che lavorano con Luca devono essere coerenti nel rinforzare il comportamento desiderato.

 

Un esempio di comprensione e risoluzione di un comportamento problema

Pietro Berti nel corso di un percorso familiare ci ha fornito la seguente testimonianza:

Ero stato contattato da una famiglia con un ragazzo autistico per un comportamento problema piuttosto invalidante per il benessere della famiglia. Ogni giorno il loro figlio, di ritorno dal centro diurno, si sedeva al PC e guardava immagini di animali, principalmente leoni e coccodrilli ma anche tigri ed elefanti. I genitori riferivano che quelle immagini iniziavano ad agitarlo, loro gli dicevano di smettere, di chiudere il computer e andare in camera sua e lui si arrabbiava e lanciava oggetti, preso da una crisi d’ira molto spesso arrivava a picchiare i genitori. Quando ebbi modo di osservarlo notai che inizialmente il ragazzo era calmo, stava tranquillo al PC a guardare immagini di animali. I genitori invece erano molto in apprensione, continuavano a ripetermi “sta guardando quelle immagini che lo fanno arrabbiare” e urlargli di spegnere il Pc. Dissi ai genitori di uscire dalla stanza e rimasi con il ragazzo. Continuò tranquillo a guardare le immagini di animali e non ebbe nessuna crisi. Questo comportamento problema in questo caso aveva una funzione di richiesta verso l’ambiente del tipo “lasciami in pace”. Bastò inserire del tempo, in cui il ragazzo sarebbe stato da solo al computer, per arrivare all’estinzione del comportamento problematico.

 

 

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